Camminare di notte mi piace, specie se fa un po’ freddo.
Stare un po’ raccolto dentro il cappotto mi fa sentire protetto, forse addirittura compreso. Quest’idea, semplice e un po’ bizzarra, mi smuove un sorriso e mi riscalda.
È una di quelle sere dove ho la necessità di allontanarmi da tutto. Non per fuggire da qualcosa in particolare, ma per ritrovarmi in uno spazio mio e di riconoscermi in una dimensione meno caotica, affollata e movimentata di me.
Firenze ha un’aria tutta sua, un suo codice di luci, rumori e moti, e per quanto possa sembrare strano mi dà pace e mi semina dentro un certo non so che di buono. Mi ricorda un po’ quando vivevo a Milano e passeggiavo da solo per le strade del centro, ma qui ci sono una metrica e una poesia totalmente diverse, e molto più calore.
Stanotte giro coi pazzi e mi chiedo in quanti nei confini di questa città, adesso, proprio adesso, stanno percorrendo strade solitarie con un sorriso come il mio stampato in faccia.
E sorridere, stasera, non è una maschera, ma una conquista. È la giusta immagine di me, quella che non tutti vedono o vogliono vedere, quella che riservo a coloro che amo e anche a me stesso, quando sto in pace e in quiete come adesso.
Ci sono tanti e pacati rumori qua intorno, e pure qualche schiamazzo. Trovo che ogni suono abbia un suo senso e una sua pausa, un suo personalissimo silenzio. Mi concentro e vivo, un passo alla volta, dentro questa parentesi di melodie metropolitane, perché mi piace il suo contenuto che ha l’impronta profonda di tutti i significati che ognuno di noi porta dentro di sé.
In questo spazio sento che mi batte il cuore, proprio come quando osservo occhi nuovi. Trovo che questa sia una sensazione elementare, ma mai scontata, specie se credi, come faccio io, che sia la misura della bellezza e del buono del mondo.
Troppo impegnati a vivere, per imparare a viverci. Sempre pronti a rincorrerci, a conquistare cime oppure a resistere all’insoddisfazione o a inseguire chi non c’è o chi vorrebbe stare altrove. Così talmente sicuri di ciò che vogliamo da dimenticare di ascoltare e di ascoltarci, fino al punto di smarrire totalmente chi siamo, per ricordarci solo dove stiamo andando o vorremmo andare. Sordi al punto da aver necessariamente bisogno di un dolore per sentire che siamo vivi o per riprendere il filo di un percorso iniziato, poi lasciato chissà dove in qualche angolo della vita.
Dal canto mio so che ho un cuore pazzo, capace davvero di legarsi per sempre, ma mai a nessuno.
Oggi non corro, passeggio. Tendo una mano. Aspetto.
Buonanotte.
Mi hai portato per mano, stasera. Ti ringrazio…
Grazie!
Il silenzio per te ha l’impronta profonda di tutti i significati che ognuno di noi porta dentro di sé…
io spesso mi chiedo anche solo come fai a pensarle. Forse è per questo che tu scrivi e io ti leggo, non viceversa.
Notte boss! 😛
Tu fotografi anche con la penna e fotogarfi roba che non è possibile vedere.
P.S: Ti confesso che alcuni tuoi post mi han fatto meglio di una seduta dall’analista! Sei una persona che sa illuminare gli angoli bui, quindi per chi ti conosce credo che tu sia una persona che spaventa ma dalla quale non si possa stare mai troppo lontano… Ti abbraccio.
Ci sono uomini e uomini al mondo, tu sei un uomo. Grazie! Grazie davvero di cuore.