Alle volte dobbiamo lasciarle andare, le persone intendo, e non possiamo davvero far nulla per trattenerle accanto a noi.
Possiamo dar loro solo una buona ragione per tornare, se una ragione per tornare c’è.
Dirlo è semplice, e forse addirittura figo, ma farlo, purtroppo, genera qualche lievissimo giramento di coglioni, almeno al sottoscritto! Farò comunque finta che sia solo figo, occhei? È decisamente più comodo ai fini del post.
Metterò del vuoto fra l’adesso e il domani, un po’ come accade per le battute della musica che hanno sempre una pausa in mezzo. La pausa in sé è solo silenzio, è assenza, vuoto, ma nel complesso è parte integrante della musica. È musica. Alle volte è breve, brevissima, altre un po’ più lunga. Ecco, io metterò una pausa fra me e il me di domani, o forse sarebbe meglio dire fra me e te, ovvero fra di noi.
Che poi noi è una parola grossa. Non tanto per il vissuto, ci mancherebbe, quanto per il futuro. Ho sempre pensato che le persone per evolversi in noi necessitino di quel qualcosa che io chiamo l’angolazione, o la prospettiva infinita.
L’illusione che la cosa possa durare per sempre è l’utopia di base su cui poggia la solida roccia di qualsivoglia rapporto, ovvero il primo, vero, passo edificante del noi.
Che cazzo ho detto? Non lo so, andiamo avanti.
Mi fermo un po’, adesso. Respiro. Penso all’idea di poter vivere una vita che abbia almeno una qualche direzione chiara, che poi è quello che mi manca davvero, anche se mi ripeto spesso che io una direzione ce l’ho, sebbene talvolta non me la senta sulla pelle.
È che mi perdo. Sì, il problema è tutto lì. Mi perdo. Spesso anche. Devio dal percorso per curiosità, per fame di vita, e mi ritrovo sempre fra le pieghe di volti nuovi.
Mi piacciono le fosse delle espressioni, non so che farci. Quelle trincee di carne dove credo si rifugino le emozioni più vere. Mi piace trovare e conquistare quei dettagli, per poi fantasticare sulla vita. Sulla loro vita. E sulla mia.
Annidarmi in quelle terre di confine mi da l’illusione di poter vivere al sicuro dentro i loro volti quel che di me mi sfugge.
Che cazzo ho detto? Ah boh! Andiamo avanti.
La verità? Beh, la verità è che mi girano i coglioni. E di brutto anche. Non voglio che questo fatto demolisca il mio umore, ma è evidente che ho bisogno di fare qualcosa per cambiare questo aspetto della mia vita. Come si fa? Come si cambia qualcosa che ci tocca e ci ferisce profondamente?
Me lo chiedo adesso mentre avverto la necessità di un po’ di pace per i miei giorni. Eppure questo momento imperfetto è importante, molto più importante di tanti altri momenti di serenità o di semplice riflessione, mi dico.
Oggi combatto la mia guerra. Oggi mi armo, e mi batto, per la mia rivoluzione.
Sì, ché c’illudiamo, certe volte, che la vita sia in qualche modo risolta – risolta mi piace davvero un sacco –, ma purtroppo non è così e dobbiamo rideterminarci e lottare ogni giorno per le cose in cui crediamo e che vogliamo per la nostra vita. Rimanere positivi è difficile, anche per chi, come me, ci mette un certo impegno. Sì, perché nulla viene a gratis – più passa il tempo e più vivo l’ovvietà di questa affermazione – e quindi dobbiamo ergerci oltre noi stessi pur di poter fare un piccolo passo più in là.
Respirare. Credere. Scegliere. E crescere. Proprio così, crescere.
Eppure, proprio come un tempo, m’illudo nel tempo, e del tempo, che gli altri mi dedicano, o mi prendono. Do loro tutto ciò che ho, finché ne ho, poi svanisco, o li lascio svanire.
Che cazzo ho detto? Stavolta lo so. Sì, lo so.
Fra le pieghe delle illusioni che le nostre vite generano. Fra l’andare e il tornare. L’amarsi. L’aprirsi. Il raccontarsi. Il ferirsi, che poi è un po’ come sfiorarsi un po’ più in profondità. Fra il tempo che non c’è mai. Fra tutti i miei dubbi, e il mio oscillare, trovo la forza per rideterminare la mia meta, trovo il coraggio per ricercare il senso di un qualcosa in cui vorrei davvero credere, un qualcosa che può essere solo vissuto, e non rimandato ancora. Ancora. Ancora. E ancora.
Ci sono volte in cui una ragione dobbiamo darla agli altri, per tornare intendo, e ci sono volte in cui questa ragione dobbiamo cercarla per noi stessi, proprio l’attimo prima di andar via.
Bellissima analisi personale. Credo che ci rifletterò un bel po’ su questo fatto e che mi dovrò rileggere il post qualche altra volta. Per adesso non aggiungo altro.
Grazie tante, Francine J H. Sei la benvenuta, se ti andasse di aggiungere qualcosa. 🙂
Commentare è più difficile stavolta. Mi pare che ci sia tanto qui su cui riflettere. Ti posso fare una domanda seria: la tua vita è davvero così interessante o te la inventi?
Bellissimo comunque. Bravo bravo bravo.
La mia vita è così, ma non credo che sia così diversa dalla vita degli altri. Se una differenza c’è forse sta tutta negli occhi con cui la osservo. Grazie del commento 🙂
L’angolazione o la prospettiva infinita! Figata. E’ buffo quando si leggono delle cose e dopo ci si pensa e si fa “è vero, è esattamente così”.
Questo pezzo per me è strepitoso davvero:
Anche l’inizio e la fine devo dire. In realtà mi piace tutto. Rileggerò rileggerò.
Rileggi, rileggi! Mi fa molto piacere, a presto.
Lasciare andare le persone…io non ci sono mai riuscita. È qualcosa che ho sempre vissuto al passivo. Le persone se ne andavano e io rimanevo paralizzata, in uno stato misto di depressione e impotenza. È doloroso . Però poi passa….oh se passa. E lo step successivo è quello che preferisco. Quello del nuovo inizio, dell’eccitazione e le farfalle nello stomaco. Quello delle mille possibilità in cui ti senti una sorta di super eroe per cui nulla è impossibile. Ah che bella sensazione. Forse concentrarsi su quel che sarà aiuta a diminuire il giramento di coglioni. E anche la consapevolezza che quello che è stato, poco o tanto, ci ha cambiato. E magari non è piu così giusto manco per noi. Forse ci stiamo solo intestardendo per volere indietro qualcosa che non esiste piu. Un abbraccio rob
Ps anche le vaschette di gelato alternate ai pampero però…;)
Mi piace questo commento. Mi piace. Ti do altro materiale, adesso. Leggilo, mi raccomando 😀
Un post davvero bellissimo a mio avviso. Ci trovo una grande nota di tristezza che mi porta a dire che nessuno dovrebbe lasciar andare qualcosa in cui crede. Forse parlo idealizzando un po’ troppo il mondo in cui viviamo. Come dicevi tu qualche post fa c’è chi non ha neanche il coraggio di essere felice quindi ci sta tutto e il contrario di tutto. Ci sono tanti punti fantastici e grandi spunti di riflessione. Un bacino 🙂
È vero, nessuno dovrebbe lasciar andare qualcosa in cui crede, ma non sempre le cose vanno come vorremmo, purtroppo.
Un bacio 🙂
Ti rispetto molto, ragazzo. Rispetto la tua dignità, oltre che la sensibilità a cui mi/ci hai abituato a percepire attraverso le tue parole e i tuoi ragionamenti – abituarsi al sensibile è un’abominio, il solo averlo detto fa di me un uomo un po’ più povero, ma ormai l’ho detto. Trovo che la parola “dignità” sia importante, soprattutto per chi sceglie di combattere in un momento difficile. Percepisco chiaramente che c’è di più dietro queste parole, si sente nettamente una forza che nasce da credenze tue di vita, da una scelta, e sicuramente anche da un modo di vivere in linea con religioni di empowerment personale come il Buddismo, per esempio.
Sono sicuro che alcuni hanno frainteso le tue parole. Parlo a ragione veduta, ecco le prove:
La domanda è: che senso ha cercare, trovare e risvegliare il coraggio per trovare il senso di un qualcosa in cui si ha la volontà di credere se poi lo si vuole abbandonare?
Riposta: non avrebbe senso, e tu, amico mio, non mi pare che tu scriva o faccia cose senza senso. Penso che le tue parole siano più che ragionate e che se le hai scritte un senso esatto ce l’hanno. Come la musica e le sue pause. Adesso stai suonando. Spero che chi ascolta questa melodia abbia il coraggio e la forza d’animo per capirlo.
Nota personale + spoiler: hai scritto volutamente sul confine sottile del fraintendimento, ne sono sicuro. Chi ha letto bene non c’è cascato, credo, e ha capito che tu, proprio adesso, stai lottando per qualcosa d’importante e che proprio ora il tuo impegno è massimo. Chi ha letto un po’ di fretta avrà capito che hai mollato. Invito costoro a rileggere, perché di segni per capire ce ne sono. Questo apre una nuova nota, questa: tendi a nascondere delle cose nell’evidenza espositiva della forma in prosa. Questo svela che hai meccanismi di autodifesa o di provocazione. Alla luce di ciò dovrò rileggermi delle cose vecchie che ho commentato. Questo, devo ammetterlo, rende tutto molto più interessante. A presto.
Touchè, mon ami. Touchè! Non aggiungo altro, ma non per pigrizia.
Ti rispetto, molto anche. Anch’io come gli altri trovo un importante spunto di riflessione in questo post. Grazie.
Grazia a te, Marco.
Io sarò di parte e questo probabilmente è un dato di fatto ma c’è una cosa che non ho mai mai mai mai mai capito… io non ho mai trovato un uomo come te, che parla e scrive come te intendo, e l’ho cercato ossessivamente e lo vorrei. Mi spieghi chi è la cretina che ti lascia andare via? Chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane. Per lei invece mi viene da dire solo questo: mal voluto non è mai troppo. Mandala in culo e chiamami 😛
Alle volte ci sono situazioni che non ci consentono di vivere le cose come le vorremmo vivere, però è vero: chi ha il pane non ha i denti, e chi ha i denti non ha il pane.
Un bacino 🙂
Trovo ora questo blog e ho una sola parola: bellissimo.
Farsi toccare dalle tue parole è come far scorrere la mano sul velluto. Grazie, a presto. 🙂
Grazie tante, Marianna. Sei più che benvenuta!
Hai una grande capacità analitica unita a un bellissimo modo di raccontarti. C’è anche un po’ di me in queste tue parole e del periodo che sto vivendo. Ti scrivo in privato, un abbraccio 😀
Ricevuto! Rispondo 😉
Una sola parola… meraviglioso!
Una sola parola: grazie.
“Mi piacciono le fosse delle espressioni, non so che farci. Quelle trincee di carne dove credo si rifugino le emozioni più vere. Mi piace trovare e conquistare quei dettagli, per poi fantasticare sulla vita. Sulla loro vita. E sulla mia.”
“Sì, ché c’illudiamo, certe volte, che la vita sia in qualche modo risolta – risolta mi piace davvero un sacco -, ma purtroppo non è così e dobbiamo rideterminarci e lottare ogni giorno per le cose in cui crediamo e che vogliamo per la nostra vita. Rimanere positivi è difficile, anche per chi, come me, ci mette un certo impegno. Sì, perché nulla viene a gratis – più passa il tempo e più vivo l’ovvietà di questa affermazione – e quindi dobbiamo ergerci oltre noi stessi pur di poter fare un piccolo passo più in là.”
“Respirare. Credere. Scegliere. E crescere. Proprio così, crescere.”
bellissimi questi pensieri , queste affermazioni , condivido in pieno, bravo Roby ,questo significa mettersi a nudo e permettere agli altri di farsi conoscere e soprattutto sentire la vita, provare a capirla e viverla in pieno.