Un certo modo di vivere il mondo.

Ha fra le mani un grosso maglione. La sua testa è china, piegata sui suoi sogni e ben coccolata da folti capelli bianchi. Sorride, la vedo semplicemente sorridere dietro al vetro del suo negozio.

Mi ricorda mia madre.

L’indice e il pollice della sua mano destra stringono un qualcosa. Un ago, forse. Il centro del suo mondo sembra tutto li, nella punta di quel piccolo gesto. Semplice. Sincero. E pulito. Come l’Amore dovrebbe essere, o almeno è così che me lo immagino io.

Avete presente quelle persone che sanno di buono? Quelle persone che come le guardi risplendono di un’umiltà tutta loro? Non importa cosa facciano, cosa dicano, anche se solitamente tacciono nei loro momenti di massimo splendore, a dimostrazione che la Vita non sta nelle parole, ma solo nel suo manifestarsi.

Io le guardo, queste persone intendo, e le vedo come Cattedrali di risoluta e Pura Umanità, monumenti alla vera grandezza dell’Essere. Felici e forti di una Verità tutta loro, ma pronti a dividerla col mondo attraverso se stessi, donandosi a chi ha la fortuna e lo sguardo per saperli cogliere nell’Innocenza dei loro piccoli gesti. Vederli li, indifesi nel loro fare, è come osservare un’intera Vita che si compie.

Li, nel punto più alto di quel viversi, non c’è aria, ma solo Verità e Silenzio.

Un uomo mi urta e mi riporta in superficie. Mi sento come appena uscito da un’apnea di Sogni, un po’ frastornato dal rumore del mondo che torna a riempirmi i timpani dopo tanto Silenzio.

Rivolgo lo sguardo alla vetrina e lei sta ancora li, tutta intenta nel suo fare, ma io sono già troppo lontano per incontrarla di nuovo nella punta di quello spillo.

Sorrido. Guardo il cielo. Sono felice.